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Esteri

Il Niger sta per diventate una polveriera, come l’Ucraina

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Minacce incrociate turbano l’estate rovente del Niger, dove l’Ecowas ha tentato di trovare una soluzione diplomatica

La crisi del Niger è ancora lontana da una soluzione, benché una delegazione dell’Ecowas, comunità economica di 15 Stati dell’Africa occidentale, abbia incontrato sabato 19 agosto il presidente Mohamed Bazoum. Il capo di Stato, tuttora riconosciuto dalla comunità internazionale, è ancora prigioniero della giunta militare che l’ha soppiantato nel golpe del 26 luglio. Si trova sotto sequestro nella sua residenza ufficiale, nella capitale Niamey. Gli hanno chiuso la corrente elettrica e l’acqua.

Manifestazione per la giunta con gli ausiliari civili pronti a battersi – lintellettualedissidente.it Ansafoto

La delegazione è stata accompagnata dal premier scelto dalla giunta militare, un borghese, l’ex ministro delle finanze Ali Lamine Zeine. Al posto di Bazoum c’è un uomo forte, il generale Abdourahamane Tchiani, che intende guidare una transizione della durata di tre anni. L’obiettivo è spezzare i legami con la Francia e l’Europa, col sostegno della Russia e del gruppo Wagner. Bazoum comunque ha il morale alto. Lo ha fatto sapere un giornalista dell’agenzia di stampa nigerina presente all’incontro con l’Ecowas, in francese Cedeao.

Il golpe ha spaccato in due l’Africa nord-occidentale

Le minacce di un intervento militare per ripristinare la presidenza sono ancora attive. Sinora la giunta militare è stata riconosciuta in particolare dal Mali e dal Burkina Faso, Stati confinanti che la sostengono. L’Ecowas è pronto  tuttavia a ricorrere alle armi. In un discorso alla televisione di Stato, il generale Tchiani la sera di sabato 19 agosto, poco dopo l’incontro della delegazione Ecowas con Bazoum, ha affermato che la giunta militare è intenzionata a favorire un dialogo nazionale completo, che permetta di scrivere una nuova Costituzione accettata da tutti.

Il capo della giunta militare Abdourahamane Tchiani – lintellettualedissidente.it credit New York Times

A condizione che non ci siano interferenze esterne. E’ subito scattata la minaccia: se ci sarà un’aggressione, avrà vita difficile, non sarà certo una passeggiata di salute. Si rischia una nuova guerra, appunto perché venerdì 18 l’Ecowas si era dichiarata pronta a intervenire con gli eserciti degli Stati aderenti. Manca solo l’ordine di attaccare: la data del possibile inizio della guerra è già stata fissata dall’Ecowas, non resa nota.

Gli Stati dell’Ecowas sono pronti all’invasione

Tchiani con il suo discorso in tv ha cercato di ampliare il consenso della popolazione. La mattina successiva si è tenuta in Place de la Concertation, a Niamey, una manifestazione a favore del regime, con parecchi slogan ostili alla Francia e all’Ecowas esposti sui cartelli o cantati. C’erano diverse migliaia di persone. Sta crescendo la registrazione di ausiliari civili, con l’aiuto di diverse organizzazioni favorevoli ai golpisti: saranno uomini disposti ad armarsi per la loro resistenza contro l’invasore.

Sostenitori della giunta militare salgono sopra la sede dell’assemblea nazionale – lintellettualedissidente.it Ansafoto

I motivi di malcontento sono pesanti e ormai storici. La corruzione è elevata, con conseguente arricchimento degli amici degli amici, vicini alla classe dirigente. Parte del Paese inoltre è sotto il controllo dei jihadisti ed esposta a varie forme di criminalità. Ufficialmente, non sostanzialmente, il Niger ha raggiunto l’indipendenza il 3 agosto 1960, senza però riuscire a trovare effettiva autonomia e stabilità.

Dal 1960 l’indipendenza è stata solo formale

Colpi di Stato, fasi di transizione ed elezioni regolari si alternano da sempre. Il golpe precedente risale al 2010, quand’è stato rovesciato il presidente Mamadou Tanja. La moneta è ancora il franco CFA, creata e sostenuta dalla Francia. Il Pil pro capite è 440 dollari, ciò che fa del Niger uno dei Paesi più poveri in assoluto. Tre nigerini su quattro infatti sono in miseria. Il tasso di alfabetizzazione è pure tra più bassi: solo il 28,7% nel 2005, secondo una stima.

Il Paese è comunque molto importante economicamente, perché è il maggior fornitore di uranio agli Stati dell’Ue, in particolare della Francia. Parte degli abitanti vive di pastorizia, nel desertico Nord, e di agricoltura. L’industria non è mai decollata. Il sottosuolo offre anche carbone, ferro, fosfati, oro e petrolio. Una storia tutt’altro che lusinghiera per l’Occidente. Il pericolo all’orizzonte è una conflittualità permanente, come potrà avvenire tra Ucraina e Russia, come già in Medio Oriente tra Israele e Palestina. Certo la Russia, grazie al golpe del Niger, ha messo in seria difficoltà i nemici occidentali.

 

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