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Doveva essere la controffensiva della vittoria, ma gli Ucraini non riescono a liberarsi dei Russi

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Sono ancora molti i dubbi sull’efficacia della controffensiva. Per ora gli ucraini hanno conquistato pochi villaggi

La controffensiva di Kiev non sembra aver dato i risultati che in molti si attendevano. Dopo gli annunci particolarmente ottimisti e, in qualche modo incoraggianti, per una ripresa dell’esercito ucraino e una svolta nella guerra, tutto è rimasto pressocché invariato.

La controffensiva Ucraina sembra arrancare (Credits foto: Ansa) – L’intellettualedissidente.it

Chi si aspettava un’azione rapida e decisiva, quindi, rimarrà deluso, anche se ciò non vuol dire che le speranze del governo di Kiev di liberare l’intero territorio siano da considerare troppo esigenti. Tuttavia, ad oggi quella che doveva essere la controffensiva della vittoria per gli ucraini non ha ancora portato a clamorosi risultati e l’esercito russo – almeno per ora – sembra resistere. Intanto il tempo scorre e, se non dovessero arrivare dei risultati determinanti, si rischia il congelamento del conflitto.

La controffensiva ucraina sembra arrancare

I rifornimenti occidentali continuano ad arrivare in massa e l’artiglieria ucraina sembra poter superare il momento di difficoltà vissuto durante il periodo primaverile, quando la mancanza di proiettili sembrava essere il problema principale delle forze di Kiev. Attualmente, però, lo scenario sul campo di guerra offre una quasi stagnazione delle forze, con l’esercito russo che è passato sulla difensiva e gli uomini di Zelesnky che arrancano e non riescono a superare le trincee di Zaporizhzhia.

Ecco quali sono i possibili scenari – L’intellettualedissidente.it

Secondo Gianluca De Feo, che ha disegnato lo scenario di guerra attuale per Repubblica, la controffensiva ucraina non sembra in grado di liberarsi dai russi e liberare i territori occupati entro l’arrivo dell’autunno. Sembra essere quella, infatti, la deadline per arrivare ad un vero ribaltamento del fronte per l’esercito ucraino, prima dell’arrivo del grande inverno. Per De Feo, l’esercito ucraino ha tratto grande insegnamento dalle azioni militari condotte a giugno, ma continua comunque a cadere in errori grossolani. Sbagli che, secondo De Feo, dimostrerebbero la possibile incapacità di gestire operazioni di attacco coordinate su vasta scala. Le analisi militari, infatti, dimostrerebbero che solo un numero inferiore di reparti e compagnie si lancia all’assalto del nemico, anziché azionare un attacco diffuso e più numeroso.

Questo permetterebbe, quindi, all’esercito russo sulla difensiva di reagire con l’artiglieria e ottimizzare gli attacchi condotti con elicotteri e carri armati. Uno squilibrio che non farebbe altro che prolungare il conflitto, senza portare risultati. Una situazione che non avrebbe messo la parola fine sulla controffensiva ucraina, ma che rivelerebbe comunque le grandi difficoltà e la reale situazione rispetto a quelle che erano le aspettative.

Se la controffensiva dovesse fallire, le conseguenze sarebbero disastrose

Al momento il governo guidato da Zelensky sembra essere ancora ottimista sulla riuscita dell’operazione (forse annunciata troppo presto o con eccessivo vigore?) ma ciò non toglie le evidenti difficoltà degli uomini dell’esercito ucraino. Le forze guidate da Valerij Zaluznyj non sembrano essere in grado di sfondare e mettere in fuga l’esercito russo e, almeno per ora, non ci sono segnali evidenti di un cambio di rotta.

I segnali, quindi, non sono per nulla incoraggianti e aumentano sempre di più le possibilità che la controffensiva ucraina possa concludersi entro un mese. Una prospettiva che appare essere disastrosa sia per l’Ucraina stessa che per l’equilibrio geopolitico ed europeo. Il congelamento del conflitto, infatti, rafforzerebbe la posizione dei russi in Crimea, rimandando una possibile avanzata alla tarda primavera del 2024. Ma le notizie negative sarebbero anche per le forze Nato. Se l’Ucraina non dovesse riprendere Melitopol e Mariupol, il Cremlino avrebbe più tempo per creare scompiglio tra le forze dell’Alleanza Atlantica, in particolare i Paesi Baltici, come Lettonia, Lituania ed Estonia e – soprattutto – la Polonia, sempre più minacciata da possibili incursioni dell’esercito mercenario della Wagner.

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