Stadio San Siro a MIlano-Foto da Ansa
Unire praticità ed estetica, utilità e bellezza. Questo è il mantra di David Manica, l’architetto americano a cui il Milan ha affidato il progetto del suo nuovo stadio. Questo dovrebbe sorgere, si spera, a San Donato Milanese, proprio al confine con quel capoluogo meneghino che il club rossonero ha deciso di abbandonare.
La diatriba su San Siro, la bocciatura del progetto che prevedeva il suo abbattimento con relativo nuovo stadio nell’adiacente parcheggio. Le lungaggini burocratiche tipiche italiane. Tutto questo ha convinto la proprietà americana a rivolgere i suoi guardi in aree limitrofe alla grande città metropolitana.
Una di queste è stata trovata nel bel mezzo di due arterie importantissime del traffico milanese. La tangenziale, per il trasporto su gomma, la linea ferroviaria, per quello su ferro. Qui, sorge l’area San Francesco, un grande spazio verde che confina con Rogoredo.
Scelta per progettare l’opera, uno stadio con una capienza di poco inferiore a San Siro, si parla di 70 mila posti, ma non solo. Infatti, sono previsti un albergo, il museo del club, un grande negozio per il merchandising, locali ristoro, uffici e un auditorium.
Una piccola cittadella a tinte rossonere che potrebbe generare molto business. Di conseguenza, i vertici della società milanese hanno deciso di affidarsi a un guru dell’edilizia sportiva: David Manica.
Una laurea conseguita presso l’università del Kansas. 13 anni di esperienza presso la HOK Sport Venue and Event, una delle più grandi aziende statunitensi in fatto di progettazione di impianti sportivi. Poi la decisione di mettersi in proprio, dopo aver dimostrato un assoluto talento. Collaborando alla realizzazione di alcuni magnifici impianti come il nuovo Wembley e l’O2 Arena a Londra o lo spettacolare Stadio Nazionale di Pechino, noto come “Nido d’uccello”.
In pochi anni, Manica Architecture è diventato un punto di riferimento assoluto nell’impiantistica sportiva. Per questo il Milan ha deciso di sceglierlo per lo stadio di San Donato.
Il suo credo si può riassumere in questa frase: “chiunque può disegnare un edificio creativo su carta. Ci vuole, però, un tipo di attenzione completamente diversa e un senso strategico per il compromesso, per far emergere un edificio dal terreno.
Una volta costruito, il mio indicatore del successo si basa sulle persone che lo utilizzano. Se l’edificio porta alle persone vera gioia ed è un luogo in cui vogliono tornare spesso, allora questo è il fattore determinante per identificarne il successo”.
Le sue lontani origini italiane faranno sì che ci sia un po’ del nostro paese in un’opera fortemente voluta da Red Bird, proprietaria del Milan.
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