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Strapaese: cos è questo movimento e come si sviluppa

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Vincenzo Colao

Non tutti conoscono Strapaese, quel movimento che è nato nell’epoca fascista e che ebbe un’impronta letteraria e culturale anche piuttosto importante. L’impronta di questo movimento era sicuramente nazionalistica, quindi cercava di avvantaggiarsi di un sentimento popolare attaccato ad una italianità.

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Qual era lo scopo del movimento Strapaese?

L’Italianità sembrava essere stata messa da parte da tutta quella letteratura di impronta esterofilo e cosmopolita dell’epoca. Strapaese voleva rimettere in primo piano la cultura di paese, quella basata sulle tradizioni nazionali, che un tempo riusciva a ispirare anche un’arte tipicamente italiana.

Anche il carattere di movimento era dovuto al fatto che, Strapaese, comunque faceva polemica rispetto a quella parte di fascismo che da certo punto di vista poteva dirsi imborghesito rispetto alle origini.

Radicatosi a Roma e come se il fascismo avesse messo da parte la provincia e questo segno popolare che all’inizio lo aveva alimentato. Uno dei meriti di questo movimento fu sicuramente quello di testimoniare proprio la delusione di questa parte del paese.

Fu Maccari a fondare la rivista il selvaggio, proprio nel 1924. Usciva ogni due settimane e aveva l’impronta del periodico politico o così fu almeno i suoi primi anni di vita perché, successivamente, assunse più dei tratti artistico letterari grazie anche alla presenza di grandi letterati come Curzio Malaparte o Leo Longanesi.

E fu proprio Leo Longanesi il fondatore, tre anni dopo, di un altro periodico di impronta satirica a sua volta: L’Italiano.

Diciamo che al centro della contestazione, fatta da queste due riviste che rappresentavano il movimento di Strapaese, c’era proprio una contrapposizione al conformismo borghese.

Il desiderio era quello di andare a recuperare e a conservare alcuni valori tradizionali contadini, restituire al popolo una centralità culturale e rivendicare il fatto che l’Italia sia stata costruita proprio grazie a questa fascia di popolazione.

Cosa si contrapponeva al movimento Strapaese?

Inoltre dobbiamo tenere in conto che i borghesi che si erano arricchiti grazie al processo di industrializzazione è come se con la loro indifferenza morale fossero andati a operare una sorta di sprovincializzazione della cultura. Che, appunto, si voleva impedire che avvenisse.

Sono tanti, però, che trovavano in Strapaese un movimento totalmente chiuso e ripiegato su se stesso, un movimento che rifiutava di aprirsi e andare a specchiarsi in una posizione culturale più avanguardista.

A Strapaese andava a contrapporsi Stracittà, un altro movimento culturale. E queste due culture, dominanti negli anni del fascismo produssero una sorta di dialogo, anche un po’ acceso.

Una sorta di conflitto che in realtà era più che altro apparente perché questi due movimenti avevano molte più similitudini tra di loro che differenze. Ma, se ci riflette, è anche possibile dire che è proprio tra cugini o vicini di casa che si litiga di più, molto più che tra estranei.

Il grande desiderio dei seguaci del movimento di Strapaese era tornare ad una forma di civiltà di impronta cattolica, contadino, dei valori tradizionali e popolari, bel lontana dalle città che si continuavano a strutturare. Per tornare a questo genere di valori si contava un po’ sugli artisti e sui letterati.

Queste figure dovevano farsi responsabili di produrre le loro opere sulla base di una appartenenza alla propria cultura locale e ovviamente dovevano essere fasciste in modo ortodosso.

La differenza tra strapaesani e stracittadini

Dove si ancorano gli strapaesani

Come abbiamo detto gli strapaese, e si capisce già dal nome, si ancorano geograficamente al paese di appartenenza e ovviamente gli stracittadini hanno un’impronta urbana, di città.

In maniera particolarmente provocatoria andavano dunque a dipingere in maniera grottesca paradossali riferimenti culturali dei stracittadini. I quali erano accusati di essere attaccati culturalmente a riferimenti quali la musica jazz e ai cosiddetti “negri” che ne erano gli artefici, al cemento, e alle forme di intrattenimento come erano il cinema e il cabaret.

In realtà queste cose erano piuttosto pretestuose perché gli artisti che andavano a far parte del movimento degli stracittadini erano di stampo eterogeneo, ce n’erano tanti che erano ancorati alle loro tradizioni locali. Il movimento di Strapaese possiamo considerarlo un po’ più “aggressivo e provocatorio” rispetto al movimento degli stracittadini ma anche un po’ più memorabile perché tra le sue file c’erano sicuramente degli intellettuali che ancora oggi hanno fatto la storia della cultura dell’Italia come Leo Longanesi, Curzio ma la parte e Mino Maccari.

Ad ogni modo c’erano tanti esponenti di entrambe le file che si dissociavano un po’ da questo clima conflittuale, riconoscendo moltissimi punti di unione tra i due movimenti. Sia punti concettuali, che addirittura radici storiche e persino influenze culturali.

I testi di Leo Longanesi

D’altra parte, per essere onesti dal punto di vista intellettuale, Leo Longanesi, in rapporti stretti con Montanelli, ha sempre pubblicato dei testi che provenivano anche da autori che non erano affatto italiani e addirittura in Italia non erano ancora conosciuti da nessuno. Non poteva certo non riconoscere del genio in Lawrence, Kafka ed Hemingway che, però, a differenza della propaganda di strapaese non erano autori provenienti da centri autoctoni né promuovevano una cultura popolare e locale di stampo italiano.

Quelli che oggi cercano di andare a smontare il movimento di Strapaese così come quello di Stracittà, puntano sulla chiusura che, effettivamente, non ci fu del tutto rispetto alle culture europee.

Anche se l’obiettivo principale non era quello di chiudersi a nuove influenze, ma di non andare a perdere i valori tradizionali della comunità che si stava disgregando.

Da un certo punto di vista possiamo considerare che questo era un attaccamento all’anima dell’Italia, un’anima che risiedeva nella campagna italiana, all’interno di cose semplici, di consuetudini contadina, di persone che erano profondamente legata a doppio filo con l’ambiente naturale.

La paura era quella di perdere la genuinità, sempre in contrapposizione con quella borghesia cosmopolita e senza anima che molto spaventava gli intellettuali che presentavano un pericolo di inaridimento collettivo.

Un’altra cosa che è importante dire è che lo stampo satirico delle riviste che facevano capo al movimento, dava un’aria limpida e pulita di libertà di opinione.

Tanto è vero che, ad esempio, Leo Longanesi per molto tempo fu “amico” e spina del fianco contemporaneamente del Duce. Ma di certo non lo si può tracciare di aver seguito una linea di retorica fascista. Si tratta di personaggi che alla fine sembrano unire e dividere tutti contemporaneamente.

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