Chi siamo

Disclaimer

Privacy Policy

Cos’è il Circolo Proudhon: tutto quello che c è da sapere

Foto dell'autore

Vincenzo Colao

Il Circolo Proudhon, Cercle Proudhon in lingua originale, fu un gruppo sindacalista nazionale francese.

Da dove deriva il nome del circolo Proudhon?

La storia di  Pierre-Joseph Proudhon

Il nome deriva, appunto, da Pierre-Joseph Proudhon e dunque fu ispirato dal suo pensiero.

Quest’ultimo fu un teorico francese, considerato il padre dell’anarchismo (in quanto fu la prima persona a definirsi anarchica), che visse nei primi anni dell’Ottocento.

Quando poi, entrò a far parte del parlamento divenne un federalista, anche in questo caso per autoproclamazione. Altre ispirazioni per la fondazione del circolo furono quelle di Georges Sorel e Charles Maurras.

In realtà questi filosofi e teorici non apprezzarono mai troppo il Circolo Proudhon, guardandolo con distacco e diffidenza. Non ne vedevano realmente l’esigenza o comunque non riuscivano a distinguere una struttura convincente e un obiettivo concretizzabile.

Il capo, nonché fondatore di questo gruppo fu George Valois, un giornalista e sindacalista che partecipò alla Resistenza e morì durante la seconda guerra mondiale, internato in un campo di concentramento. Il secondo fondatore fu Édouard Berth.

Questo gruppo, almeno inizialmente, sembrava rivolto solo ed esclusivamente a nazionalisti e si radunava in piccole riunioni di oratori che facevano parte di sindacalisti e gruppi monarchici.

Sembrava una strana accoppiata, ma pare che l’intento principale di questo gruppo, almeno all’inizio, fu quello di convertire i sindacalisti alla monarchia. Questo, secondo alcuni storici.

Aldilà dei discorsi che si facevano durante questi incontri, c’era anche un lavoro di pubblicazione che faceva capo direttamente al Circolo, che non solo gestiva una libreria “La Nouvelle Librairie”.

Ma pubblicava un giornale dal nome “I quaderni del circolo Proudhon”.

È proprio in questi quaderni, in franceseCahiersche si possono riscontrare le tracce ideologiche di questo gruppo.

Cosa c’era all’interno del primo numero?

All’interno del primo numero viene dichiarato che si considera la democrazia un grave errore tanto da intravedere una necessità urgente di distruggere l’istituzione democratica, al fine di poter mantenere integro il capitale morale e intellettuale della civiltà.

C’è chi sostiene, invece, che il Circolo Proudhon fu una sorta di gruppo che anticipò idee di stampo prefascista. Questa teoria deriva dai partecipanti al circolo, una ventina di persone tra nazionalisti e sindacalisti.

I nazionalisti appartenenti ad un movimento di estrema destra, il sindacalismo di estrema sinistra che hanno dunque trovato una convergenza, uniti contro l’ordine liberale.

Anche i valori che sembravano sbandierare gli appartenenti al Circolo ricorda i valori virili fascisti.

La società immaginata dagli esponenti del circolo Proudhon era sicuramente una società basata su un’avanguardia proletaria che avrebbe guidato tutta una serie di personaggi che avevano il desiderio di compiere gesta eroiche sulla base del filtro pessimista, in base al quale criticavano la società.

Ma qual era il reale pensiero degli anarchici rispetto ai quaderni e alle filosofie prodotte dal circolo producono? Come è già stato detto molti filosofi erano perplessi rispetto all’efficacia di veicolare il pensiero anarchico di Proudhon dal Circolo. E lo erano anche i suoi discepoli.

Questo Circolo in realtà produsse pubblicazioni solo per poco più di due anni.

Nonostante sembrava che all’epoca non trovasse particolare riscontro, c’erano poche persone e con le idee molto confuse, successivamente furono in tanti a esprimersi rispetto al pensiero che si andava formando all’interno di questo Circolo.

Soprattutto per le critiche fatte da Bernard-Henry Lévy e da Zeev Sternhell.

Due storici, un francese e un israeliano che appunto notarono i primi germi di pensiero nazionalsocialisti e fascisti all’interno delle idee politiche del Circolo.

Difatti è vero che una buona parte di estrema sinistra passò al fascismo.

Qual è stata la reale eredità del Circolo Proudhon

Rapporto del circolo Proudhon con il fascismo

Mussolini stesso, ricordiamo, che era un socialista.

Non tutti i comunque furono di questa idea, anche perché i fondatori del Circolo condannarono sempre il regime fascista e la sua ideologia che era di stampo populista e non elitario.

In realtà, probabilmente una delle ragioni principali per cui questo gruppo finiti no niente di fatto, era proprio perché andava ad accorpare troppe ideologie e troppo contrastanti tra di loro.

Tanto che, il fondatore Georges Valois, nel corso della sua vita continua ad appoggiarsi a posizioni di estrema destra e di estrema sinistra, senza mai trovare pace.

E morì proprio per mano dei nazionalsocialisti.

Difficile dare una direttiva ad una serie di persone, all’incirca una ventina di uomini che partecipavano ai raduni, che erano diversi anche per origini e per condizioni sociali ed economiche.

E chiaro che i loro singoli obiettivi, le loro aspirazioni politiche, non potevano essere minimamente simili anche se ci cercava di andare a trovare degli elementi comuni che potessero strutturare un pensiero unico.

Alla fine questi uomini si limitarono ad esporre i loro propri pensieri, per quel che potevano valere, all’interno delle riunioni e all’interno dei Quaderni.

Tra i punti in comune che avevano questi teorici c’era sicuramente il disprezzo per la democrazia.

Coloro che partecipavano al Circolo Proudhon vedevano la democrazia come un pericolo per l’individuo, perché apparentemente sembrava un ordine di cose virtuoso, che poteva fornire la libertà necessaria alle persone.

Ma, in realtà tutto questo si manifesta solo ed esclusivamente, secondo loro, in linea teorica perché in linea pratica va a restringere di molto il campo della liberazione dell’individuo.

È per questo che si considerano anarchici, perché rivendicano la libertà dei politici, dei finanzieri, da tutti coloro che deruberebbero, grazie alla legittimazione democratica, i produttori.

Conclusioni

in definitiva secondo gli esponenti del circolo Proudhon la più grande colpa della democrazia sarebbe stata quella di concedere alle politiche economiche di fare spazio ad un regime capitalista completamente distruttivo e salutante di quanto di più valido cioè all’interno di una nazione. Ovvero la famiglia, l’etica, la morale, vendute per due denari.

Una democrazia non può che basarsi proprio sul capitalismo, mettendo in secondo piano l’élite intellettuale e impoverendola alle sue leggi.

Per questo l’obiettivo avrebbe dovuto essere quello di andare a ringalluzzire le persone e le istituzioni francesi.

Il lavoro del Circolo Proudhon era dunque finalizzato a stimolare le persone e le istituzioni a difendere i propri interessi e la propria libertà.

I lavoratori, completamente obnubilati da idee e promesse del tutto false, capaci di erodere i loro interessi a favore di un sistema economico capitalista, avevano dunque bisogno di essere risvegliati e sollecitati da movimenti di questo tipo.

Impostazioni privacy