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Paolo Virzì, Tolo Tolo con Checco Zalone un punto di vista sull’immigrazione

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Paolo Virzì è autore e sceneggiatore per Zalone e il suo “Tolo Tolo”.

Film campione di incassi (più di 8 milioni e mezzo di euro) che si è posizionato al ventottesimo posto nella classifica mondiale dei film più visti del 2020. La storia narrata in questo film riguarda uno degli argomenti politici e di attualità sempre molto discussi e che spaccano in due, tra pro e contro, l’ Italia: l’immigrazione.

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Virzì consegna a Zalone il suo capolavoro

Che significa Tolo Tolo?

Significa “solo solo” e fa riferimento ad un episodio accaduto sul set quando il piccolo protagonista del film ha ripetuto le indicazioni del regista Checco Zalone trasformando la parola solo in tolo.

Zalone regista, dunque, del suo più grande successo cinematografico, ma come nasce questo film?

Nasce da una storia originale di Paolo Virzì che al momento della sua realizzazione decide di coinvolgere il comico pugliese, affidandogli quello che sarebbe poi stato il suo più grande successo, almeno, al momento. Virzì è quindi autore per Zalone.

Durante la preparazione del film Zalone fa talmente propria la storia che Virzì decide di passargli la regia, collaborando alla sola sceneggiatura.

La trama di Tolo Tolo

La storia è molto semplice: il protagonista, Checco, un giovane imprenditore fallito, travolto dai debiti e pressato da due ex-mogli decide di fuggire emigrando in Africa. Qui trova lavoro in un villaggio turistico di lusso in Kenya. E trova anche l’amore (Idjaba), un amico (Oumar) e il piccolo Doudou.

Da qui le cose si complicano in modo esponenziale: Il villaggio turistico viene travolto dagli scontri della guerra civile che dilaga in tutto il paese. I protagonisti si rifugiano nel villaggio natale di Oumar e da qui decidono di emigrare in Europa.

Checco quindi si unisce ai 3 amici compiendo il viaggio della speranza verso i lidi europei. Attraversano il deserto, i campi libici, il mare su un barcone. Vivono il salvataggio da parte di una ONG e lo smistamento nei centri di accoglienza italiani con ovviamente il lieto fine.

Virzì per Zalone diventa autore sull’immigrazione

L’intenzione del soggetto originale di Virzì è chiara: quella di affrontare un tema tanto discusso con ironia, con sorrisi ora amari, ora di cuore. Portando attraverso la finzione un messaggio più vero della narrazione politica alla quale assistiamo quotidianamente, soprattutto in clima di elezioni.

Ed è Checco Zalone a rendere possibile tutto questo muovendosi abilmente sul confine sottilissimo tra la serietà, l’ironia e la satira.

Nel trailer si scorgevano, grazie a sapienti tagli, possibili spunti che facevano gola al substrato razzista e reazionario italiano. Ma nel film  ad essere discriminata e persino ridicolizzata risulta proprio quella parte di Italia. Un’Italia che crede nella narrazione di una immigrazione economica di comodo, parassita, pericolosa e da ostacolare in tutti i modi. Cosa che ha scatenato come prevedibile le feroci critiche di una parte della politica dedita ciclicamente a proporre blocchi navali.

Virzì e Zalone: Tolo Tolo è un film pro-immigrazione?

Tolo Tolo il capolavoro di Virzì e Zalone è un film pro immigrazione?

Non è così semplice. La spallata arriva anche a chi definisce l’immigrazione una risorsa. A chi lucra sulla cattiva gestione dei migranti. A chi nascondendosi dietro ideologie politiche ragiona alla fine proprio come chi è contro l’immigrazione.

Quello che viene fuori tra un sorriso e l’altro è proprio l’inadeguatezza e la disumanità della gestione dei flussi migratori, la mancanza di corridoi umanitari, la prigionia in Libia, i pericoli del mare e una volta al sicuro su una ONG i tempi disumani della burocrazia, gli smistamenti e le ulteriori separazioni dai compagni di viaggio. Insomma anche chi si dichiara solidale con le persone che raggiungono i nostri lidi non è esente da colpe e cecità, sfruttando una narrazione che nasconde l’incapacità di dimostrarsi umani.

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